Anche quest’anno – per la precisione martedì 12 aprile – mi sono recato a Vinitaly, e il bilancio dell’edizione 2016 è, relativamente alla mia esperienza, il più positivo finora.
Arrivare a Vinitaly
Per trascorrere una giornata intera in fiera, è necessario partire da Trieste con il treno delle 6.16 (ma la penuria di collegamenti non è colpa dell’organizzazione), sul quale trovo molte facce conosciute, tra amici sommelier e clienti.
All’arrivo a Verona, ci sono ben tre navette in attesa dei passeggeri del treno, e raggiungere la fiera è decisamente comodo e veloce.
Come entrare a Vinitaly senza spendere 80 euro per il biglietto
(e senza averne diritto)
Non appena si scende dal bus-navetta, è possibile acquistare il biglietto di ingresso dai numerosi bagarini che si aggirano indisturbati nei pressi dell’ingresso della fiera.
Il prezzo del biglietto per Vinitaly 2016 alla biglietteria era di 80 euro, ma chiunque – inclusi coloro che non facevano parte delle categorie di professionisti cui la fiera sarebbe riservata – poteva procurarsene uno per 50 euro dai bagarini, che acquistavano a 35 (lamentandosi del guadagno risicato…).
Esplorare Vinitaly
Quest’anno accedere ai padiglioni della fiera ha richiesto un’attesa di pochi minuti in una fila tutto sommato composta; non ordinata, naturalmente, ma almeno composta (leggete le esperienze dei wine blogger stranieri alla loro prima volta in Italia per una descrizione più minuziosa).
L’obiettivo del mio Vinitaly 2016 è provare i vini di due cantine del sud – una campana e una siciliana – di cui avevo sentito parlare molto bene, anche per prendere in considerazione di allargare l’offerta della mia enoteca con prodotti di altre zone.
Certezze dal Friuli-Venezia Giulia
Alla mia prima visita agli stand delle cantine che voglio provare, però, non trovo nessuno, così approfitto per passare nella zona del Friuli-Venezia Giulia e salutare gli amici dell’Associazione Italiana Sommelier, di Tenuta Villanova e la famiglia Arzenton, vignaioli del Collio che fra i primi hanno appoggiato il progetto di Enoteca Adriatica, di cui ho potuto assaggiare in anteprima gli ottimi vini del 2015, disponibili da maggio (attraverso Enoteca Adriatica, naturalmente).
Conferme da Marche e Toscana
Mi reco, quindi, ad assaggiare i vini delle Marche delle cantine Umani Ronchi e Ciù Ciù: verdicchio, passerina e pecorino, sia fermi che spumantizzati.
Mi colpisce – manco a dirlo – il Pelago Umani Ronchi, sorta di taglio bordolese del Conero prodotto da ormai più di vent’anni con Cabernet Sauvignon (50%), Montepulciano (40%) e Merlot (10%).
Negli stand della Toscana provo il Prugnolo di Boscarelli, che conoscevo solo di fama, e sosto per un breve tempo presso Castello del Terriccio, per una miniverticale dei loro prodotti.
È, poi, il momento di una degustazione guidata da Daniele “Doctor Wine” Cernilli, dal titolo “La costa toscana”, che prevede l’assaggio di undici vini, fra cui Heba 2014, Sassicaia 2013, Grattamacco 2013 e In Primis 2011.
Scoperte in Campania e Sicilia
Ritento l’approccio con Cantina del Barone (Irpinia) di Luigi Sarno, e stavolta sono più fortunato: scopro molti prodotti interessanti, che intendo distribuire attraverso Enoteca Adriatica nel prossimo futuro.
Anche la visita allo stand della cantina Vivera, in Sicilia, è particolarmente felice; resto talmente impressionato dalla qualità di questi vini che prendo immediatamente accordi per distribuirli a Trieste.
Work hard, play harder
La giornata sta per volgere al termine, così dedico le ultime due ore a provare le nuove annate di produttori che già conosco, come Massimago, Tenimenti d’Alessandro e Zanut (Slovenia).
Faccio anche una rapida sortita in Sud Africa e Spagna, prima di ripassare in Friuli-Venezia Giulia.
Bilancio del mio Vinitaly 2016
È stata decisamente una giornata intensa, ma anche molto interessante, soprattutto nell’ottica di scoprire e provare personalmente i vini che prossimamente proporrò ai miei clienti di Enoteca Adriatica.
Circa l’organizzazione, ho sentito le usuali polemiche, ma per quanto mi riguarda ho trovato la fiera più vivibile degli scorsi anni: i bagni sono stati tenuti più puliti (era facile, viste le condizioni degli scorsi anni); la comunicazione con l’esterno era il più delle volte possibile (altro aspetto facile da migliorare rispetto alla totale mancanza di segnale per i cellulari dei Vinitaly precedenti).
Certo, non sono mancati gli ubriachi molesti che toglievano prestigio a quella che ha la pretesa di essere una fiera di settore riservata agli operatori, ma quest’anno ho assistito a poche scene da Oktoberfest, invece assai frequenti nelle precedenti edizioni.
Va considerato, in ogni caso, che ho visitato Vinitaly solo martedì 12 aprile – peraltro tenendomi ben alla larga dagli stand del Prosecco, dove generalmente la clientela più incolta si assiepa – perciò la mia testimonianza non è rilevante a fini statistici…