Il 13 maggio si è svolto un altro evento organizzato dalla delegazione AIS di Trieste, dedicato alla champagne, con ospite Chris Mayr ambasciatrice dello Champagne.
ALLA SCOPERTA DELLO CHAMPAGNE
Foto di Giancarlo Vidali
Etimologia del nome: dal latino campus, o campania remensis.
Venendo prodotto poco lontano da Parigi, nella città in cui i re di Francia venivano incoronati, ha da sempre legami con la nobiltà e il potere. L’invenzione dello Champagne come lo conosciamo oggi è frutto di una lunga evoluzione. Nasce come vino rosso fermo e appena nel XIV secolo diviene bianco; bisogna aspettare il XVII secolo per avere i primi vins mousseaux.
Nel caso dello Champagne, non è solo il terroir che ne determina la qualità, ma anche la tecnica (savoir-faire): è probabilmente il vino più tecnico del mondo.
Come nessun altro vino ha acquisito valenza simbolica ed è stappato in tutte le ricorrenze importanti.
BREVE STORIA DELLO CHAMPAGNE
I primi vigneti nella zona risalgono ai Romani, ma è Saint-Remy, il vescovo di Reims, che contribuisce alla fama del vino. Le vittorie di Clodoveo sui barbari, nel V secolo, sono popolarmente attribuite al suo essere stato battezzato con un’ampolla di vino di Champagne.
Lo Champagne era famoso in tutta Europa già prima dell’anno Mille fra la nobiltà di tutto il continente che partecipava alle incoronazioni dei re di Francia.
Dom Pérignon (1668) ebbe il merito di selezionare l’uva che veniva conferita all’abbazia, vinificandola separatamente; per questo è considerato l’inventore dell’assemblaggio.
Fu anche l’inventore della pigiatura soffice e, di conseguenza, del blanc de noir, e del tappo di sughero a fungo (ottenuto grazie alla propria conoscenza personale di alcuni monaci spagnoli) che sostituì il tappo di legno.
All’inizio del XVIII, gli Inglesi iniziarono a produrre bottiglie più spesse, grazie alla capacità di fondere il vetro a temperature più alte bruciando carbone anziché legno, e Dom Pérignon ebbe anche il merito di adottarle.
In seguito vennero messe a punto le tecniche per controllare la fermentazione e la presenza di zuccheri, calcolando – anche grazie un farmacista del sud della Francia – quanto zucchero sarebbe servito per ottenere l’effervescenza desiderata. Era il 1730.
Un centinaio di anni più tardi si definiscono gli stili di Champagne, e solo nel 1936 nasce la AOC Champagne.
AMBIENTE PEDOCLIMATICO
Latitudine tra 48° e 49.5°
Altitudine 90 − 300 slm
Versanti sud / sud-est / est di colline
Pendenza media del 12%
La maggior parte dei Grand Cru si trovano nella zona Montagne di Reims, dove si coltiva in particolare Pinot Nero.
C’è polemica sulla denominazione dei Grand Cru, che sono identificati con il nome del comune, all’interno del quale la qualità non è uniforme; parimenti, ci sono comuni che non fanno parte della lista e che producono Champagne di qualità equivalente.
La particolarità del terreno è di avere una forte base calcarea e ricca di fossili di benemnite quadrata (una seppia) e micraster (riccio), residui di quando il mare ricopriva l’intera zona.
Sono terreni estremamente porosi, capaci di trattenere molta acqua senza essere mai veramente umidi. La vigna non ha mai “i piedi bagnati”.
Nella Côte des Blancs i terreni sono ricchissimi di gesso con affioramenti di un’argilla particolare (sparnaciana), che dà anche il nome agli abitanti della città di Éperney (sparnaciani).
I vini sono fini, eleganti e minerali con una netta prevalenza di Chardonnay (95%).
L’argilla è il tipo di terreno prevalente nella Vallée de la Marne, dove il vitigno più coltivato è il Pinot Meunier. I vini coltivati in questa zona sono rotondi, con una bella morbidezza e con una texture grassa.
La zona più meridionale dello Champagne, vicinissima alla zona dello Chablis, prende il nome di Aube. Qui i terreni sono prevalentemente calcarei con una piccola percentuale di argilla, e nei vigneti torna a prevalere il Pinot Nero, anche se i vini prodotti sono meno fini ed eleganti di quelli della Montagne de Reims.
DIFFERENZE STILISTICHE
È difficile definire uno stile per ciascun territorio, considerando l’alto grado di intervento umano che c’è in un vino così.
In linea di massima identifichiamo che:
In Grande e Petite Montagne de Reims, Vallée de l’Ardre e Saint-Rhierry si fanno normalmente assemblaggi: pinot neri opulenti e strutturati e chardonnay freschi, più aciduli che minerali, grazie al gesso del terreno che conferisce un sensazione quasi di patina, un attacco delicato, lunghezza in bocca, finezza ed eleganza.
In Côte de Blancs si produce al 95% Chardonnay, che risulta estremamente fine, elegante, fresco e molto minerale.
In Vallée de la Marne, dove il terreno è marnoso e argilloso, si coltiva Pinot Meunier e pertanto si hanno vini grassi, voluminosi, rotondi e morbidi, ma che danno sensazione di durezza.
Il clima della Champagne presenta le caratteristiche di due categorie climatiche. Infatti è:
– Oceanico, perché presenta temperature basse e sbalzi termici ridotti, con poche precipitazioni
– Continentale, perché si verificano anche gelate, temporali e grandinate, anche d’estate, che pure è soleggiata
Ciò comporta periodi di maturazione lunghi, che determinano uve fini e delicate, con un elevato contenuto di esteri e pochi tannini, che danno luogo a vini aromatici e poco alcolici.
VITIGNI
Il vitigno più importante è il Pinot Nero, che copre il 38% degli impianti con i suoi più di 1.000 cloni. Si esprime ottimamente sui terreni freschi, calcarei e gessosi della Montagne de Reims e nella Côte des Bar.
È la spina dorsale dello champagne perché gli conferisce potenza e struttura, carattere e compattezza; al palato dà i caratteristici sentori di piccoli frutti rossi e talvolta spezie.
Il Pinot Meunier è più resistente e può essere coltivato anche nel clima freddo della Valle della Marna. Dà rotondità, cremosità e una spuma consistente, ma ha vita breve.
Lo Chardonnay costituisce il 30% delle coltivazioni, per lo più in Côte des Blancs. Dà freschezza, mineralità ed è adatto all’invecchiamento.
All’inizio del XX secolo in Champagne si coltivavano ancora 45 vitigni diversi, che ora non fanno neanche l’1% delle coltivazioni.
TECNICA
Con le sue più di 90 regole, è il vino più regolamentato del mondo.
I dettami principali sono:
– Pigiatura soffice: ci sono due vitigni rossi, dai quali non bisogna estrarre colore né tannino, e si pigiano grappoli interi.
– Resa bassa: 102 litri di mosto da 160 kg di uva al massimo.
– Pigiatura progressiva: la seconda (taille) viene di solito scartata dai produttori migliori.
La fermentazione può avvenire in acciaio, legno o cemento. Il legno incide molto sullo stile, ovviamente.
Molti produttori fanno malolattica, per stabilizzare il vino, ma la tendenza attuale dei giovani produttori è di evitarla per avere un prodotto più fresco e delicato.
L’assemblaggio è la fase più importante, in cui la qualità del vino finale sarà maggiore di quella dei singoli suoi componenti. Ruolo chiave è giocato dai vini di reserva (messi da parte ogni anno dai produttori in misura, per legge, del 20% della produzione). Essi non solo consentono di dare uno stile definito a una cantina, ma anche di regolarizzare il mercato, facendo sì che ogni anno ci sia una produzione dignitosa.
La prise de mousse durante la seconda fermentazione in bottiglia avviene grazie all’aggiunta del liqueur de tirage, ma è l’autolisi del lievito (riposo sur lattes) che arricchisce il vino di aromi e complessità.
Le fasi finali sono remuage, collocazione su pupitres, sboccatura e aggiunta di liqueur de dosage.
DEGUSTAZIONI
Foto di Giancarlo Vidali
Montagne de Reims
1.Champagne Forget-Brimont
Extra Brut Premier Cru
50% Pinot Noir
30% Pinot Meunier
20% Chardonnay
Fermentato in inox, con malolattica
20 − 40% vins de réserve
Affinato sui lieviti per più di 30 mesi
Dosaggio di 5 g/l
Giallo paglierino di media intensità.
Al naso si senteono nettamente la frutta rossa e la mela croccante.
C’è una fine speziatura, che viene dal Meunier, che ricorda il panpepato.
La fragranza dei lieviti è leggera, nonostante il lungo affinamento.
In bocca si avverte che il dosaggio è basso e ha meno rotondità dei dosaggi più elevati. È fresco e ha una media sapidità. Equilibrato, fresco, di media struttura, con una lunghezza piacevole.
2. Champagne Forget-Brimont
Millésime 2005 premier Cru
50% pinot nero
50% chardonnay
Vendemmia 2005
Fermentato in inox, con malolattica
20 − 40% vins de réserve
Affinato sui lieviti per più di 8 anni (per legge i millesimati devono avere almeno 36 mesi di affinamento, che scendono a 15 per i sans année).
Dosaggio di 6,4 g/l
Il colore è più intenso, dovuto alla lunga maturazione sui lieviti. Un minimo di ossigeno, inoltre, entra anche dal tappo a corona e in un tempo così lungo l’ossidazione, per quanto lieve, è maggiore.
Al naso si sentono lievi note di pane e di mela cotogna, pesca gialla e pepe bianco. La mineralità è maggiore, grazie alla maggiore percentuale di Chardonnay.
Al palato è più morbido, grazie al dosaggio lievemente maggiore. L’alcol è lieve, ma il vino è già più strutturato e si percepisce più robusto. Ha una buona persistenza e la frutta, in bocca, è più evidente che al naso.
Côte des Blancs
3. Champagne André Robert
Esprit
Chardonnay, Pinot Meinier, Pinot Noir
Dosaggio 8 g/l
Più minerale e polveroso, con nota di gesso bagnato, pietra focaia, caramello.
Più fresco, meno sapido del millesimato, con un attacco delicato dato dal gesso.
In bocca è un po’ più tagliente e meno rotondo,
4. Champagne André Robert
Le Mesnil Grand Cru Millésime 2007
100% Chardonnay
Vinificato 7 mesi in barrique
Senza malolattica
Insolitamente “puro” per essere Champagne, stesso vitigno e stesso anno.
Il colore è di media intensità.
Al naso è la quintessenza della Côte del Blancs: la freschezza dello Chardonnay, con note di lime, pesca bianca, mela cotogna.
È secco e presumibilmente poco dosato. L’alcol è contenuto e il vino è molto fresco. È molto sapido ed equilibrato, la lieve tendenza alle durezze è piacevole e stuzzicante, il vino ha struttura ed eleganza al contempo.
Vallée de la Marne
5. Champagne Heucq père et fils
Extra brut Tradition
100% pinot meunier
Fermentazione in acciaio inox
40% vins de réserve
Affinamento sui lieviti superiore ai 4 anni
100% Pinot Meunier è molto insolito.
Frutto a bacca rossa ben espresso, vino piacevole, pulito e dall’aroma fresco, specie considerando il lungo periodo sui lieviti.
Presenta la tipica rotondità del Pinot Meunier, ma il dosaggio zero lo rende meno rotondo, e più intrigante, di altri Champagne della stessa zona con questo vitigno.
6. Champagne Heucq père et fils
Cuvée Antique 2006
50% Chardonnay
30% Pinot Noir
20% Pinot Meunier
Vinificazione in botti e acciaio 85%
15% vins de réserve
Più di 8 anni sui lieviti
Sentori di mela, cedro, ananas, mandorle tostate e pasticceria, quasi brioche.
In bocca ha buona struttura, ottima lunghezza, note di lievitato e mandorla tostata, mineralità netta di pietra focaia. Si sentono contemporaneamente sia la frutta secca che quella fresca.