A noi di Trieste sembra ieri che abbiamo visto per la prima volta le affissioni pubblicitarie in città, eppure Olio Capitale, la fiera dedicata all’olio italiano “tipico e di qualità”, giunge nel 2016 alla sua decima edizione.
La formula è sempre la stessa: negli stand allestiti nei locali della stazione marittima, in pieno centro città e con una suggestiva posizione sul mare, produttori di olî extravergine d’oliva giungono da tutta Italia per far assaggiare i loro prodotti ai visitatori, i quali, a fronte di un biglietto di ingresso più che abbordabile (6,00 euro acquistando l’ingresso sul posto, 4,00 preregistrandosi qui, possono apprezzare le diversità fra cultivar e il modo in cui questi si esprimono a seconda delle zone.
OLIO CAPITALE 2016 – I NUMERI
Accanto agli olivicoltori di diciotto regioni Italiane (solo Valle d’Aosta e Piemonte non sono rappresentate, per ovvie ragioni), espongono anche i produttori delle vicine Slovenia e Croazia, e della Grecia, nazione ospite dell’edizione 2016.
Quest’anno gli espositori presenti sono circa 320, inclusi gli enti pubblici, come alcuni comuni, le associazioni di produttori e altre poche realtà non direttamente impegnate nella produzione.
La regione che più massicciamente è “sbarcata” a Trieste è la Puglia, con ben 102 espositori, mentre quella meno rappresentata è il Trentino-Alto Adige, di cui c’è solo olivicoltore.
Sorprende la densità di produttori abruzzesi (54 espositori) e la relativa rarità di olî toscani (13 produttori).
LE MIE DEGUSTAZIONI
È proprio per due produttori toscani, però, che anche quest’anno sono tornato a Olio Capitale: Fattoria Ramerino e Olio del Colle, i cui prodotti avevo conosciuto e apprezzato già nelle precedenti edizioni della fiera. Entrambi producono olî extra-vergini d’oliva IGP con metodo di agricoltura biologica, complessi e decisi, ma comunque equilibrati.
Di Ramerino assaggio i due blend Guadagnòlo, che lo scorso anno erano esauriti al momento della mia visita allo stand. Dulcis non è poi così “dulcis”, ma è ugualmente più gentile di Primus, le cui note amare e piccanti sono più marcate. Opto per quest’ultimo, in previsione di gustarlo sui legumi e sulla carne, e non rinuncio all’altro toscano intenso di questo produttore, il monovarietale di Moraiolo.
Il Colle riserva una sorpresa. Accanto al già premiato Olio Verde del Colle, quest’anno ha portato a Olio Capitale anche i monovarietali: Leccino, Frantoio e Moraiolo. La fragranza del Frantoio mi conquista.
L’edizione 2016 di Olio Capitale è stata, per me, quella di due scoperte del sud: Agricola Samperi di Biancavilla (Catania) e Oro di Rufolo di Giovinazzo (Bari).
Samperi produce olio extra-vergine da olive della varietà Nocellara etnea e lo declina anche in cinque “bouquet” di olî aromatizzati, ottenuti molendo gli ingredienti caratterizzanti insieme alle olive.
Di Oro di Rufolo, invece, ho assaggiato e acquistato i due prodotti più delicati, il monocultivar di Ogliarola e il blend “Don Gaudio”, in cui l’Ogliarola ingentilisce il carattere più incisivo della Coratina, di cui si apprezzano gli spiccati sentori erbacei.
Rispetto alla degustazione del vino, trovo la degustazione dell’olio decisamente più faticosa per il palato, e lascio Olio Capitale prima di avere le papille troppo stanche per capire a fondo i vari olî, rinunciando a diversi assaggi, ma l’impressione è che i produttori meritevoli fossero la maggior parte, grazie a una buona selezione iniziale degli espositori.